Roma desiderava con tutte le sue forze
tornare a vivere, dopo la miseria e la paura della guerra appena finita.
Comincia infatti un decennio straordinario, che va dalla ricostruzione
alla vigilia del boom economico, culminando con l' avvento della Dolce
Vita.
Gli artisti si ritrovano nello studio di Guttuso a via Margutta e in
quello di Carlo Levi a Villa Strohl-fern. Ma si incontrano anche nei
caffè e nelle trattorie: tra le più frequentate, quella dei fratelli
Menghi, che al momento del conto accettano quadri al posto dei soldi.
Dopo cena, molti si trascinano fino all' alba tra i tavoli del bar
Luxor, che si appresta a diventare il bar Canova, ma per il momento è
ancora soprannominato l' «obitorio», per il suo squallore. Sull' altro
lato della piazza, il bar Rosati, con i bei banconi di mogano. Il perimetro degli
incontri è tutto compreso tra piazza di Spagna, via Margutta e via Ripetta.
In via Flaminia 57, ora c’è il Caffè dei Pittori con una sala interna e una saletta esterna , molto frequentato dai ragazzi della Facoltà di Architettura e Scuola Per Mediatori Linguistici " Gregorio VII". In questi locali c’è stata per decenni l’
Osteria dei Pittori, un posto magico, frequentato nel dopoguerra da tutti i giovani talenti dell'arte astratta e d'avanguardia presenti a Roma.
Nella Osteria dei Pittori
si parlava di arte e, dopo pittori, poeti e artisti di strada, anche i
giovani cineasti incominciano a frequentare il locale: Mario Monicelli,
Giuliano Montaldo, Rodolfo Sonego, Ugo Pirro, Franco Solinas, Giuseppe
De Santis, Elio Petri, Luigi Magni, Gillo Pontecorvo, Giuseppe Patroni
Griffi, tutti rigorosamente senza una lira.“I fratelli Menghi erano dei
veri mecenati” ricorda Magni “ed il cinema
italiano migliore, così come anche la pittura e la poesia, deve anche
qualcosa a loro, anzi moltissimo, proprio per il modo che avevano di
trattenere gli artisti a Roma”.
I frequentatori principali erano per
esempio : Anna Magnani, Federico Fellini, Ivo Perilli, Roberto
Rossellini ma anche scrittori come Italo Calvino che dedicò l'opera
"Il Barone Rampante" ad una delle storie ascoltate presso l'Osteria Dei
Fratelli Menghi. L'osteria non era solo un luogo per mangiare o bere ma
un luogo di cultura, dove poter ascoltare discorsi di ogni genere
dalle menti e dagli artisti più importanti degli anni '50.
Ugo Pirro così racconta " Facevo il giornalista. Vivevo fra i pittori, mangiavo a credito mattina e
sera in una trattoria in via Flaminia, dai fratelli Menghi, due veri
mecenati. Mafai, Consagra, Turcato, Omiccioli, Leoncillo, Mazzacurati,
Cascella, Accardi, Corpora erano fra i più assidui. Ma vi andavano anche
dei giovani che volevano fare il cinema: Gillo Pontecorvo, Franco
Solinas, Sonego, Glauco Pellegrini. C’era anche gente che il cinema lo
faceva da anni, come Ivo Perilli, Folco Lulli e altri. Da Menghi
cominciò nel ’48 e durò una decina di anni. I fratelli Menghi facevano
credito anche agli attori di teatro, anche agli artisti che venivano da
Milano, da Venezia. Vi capitavano anche stranieri che arrivano a Roma
attratti dal nostro cinema. In quegli anni persino Gabriel Marquez
studiava cinema a Roma. Io venivo dalla provincia, aprivo gli occhi su
tante cose. Imparavo. Si discuteva anche di cinema."
Anche il grande Scultore marchigiano Pericle Fazzini che nizia la propria formazione nella bottega del padre Vittorio,
falegname è un frequentatore dell'Osteria . Grazie all'aiuto del poeta Mario Rivosecchi nel 1930 si
trasferisce a Roma dove studia alla Scuola libera del nudo e frequenta
la trattoria Fratelli Menghi. Anche Pasolini da poco giunto nella capitale mangiava a credito presso
l’osteria dei Fratelli Menghi sulla via Flaminia, scrivere e disegnare
sulla tovaglia era diventato un vezzo dei tempi. A Roma di notte
sembrava di sentir ruggire i leoni mentre artisti e scrittori
passeggiavano in una deserta Piazza del Popolo, fermandosi al Caffè
Rosati senza poter consumare.
“Opere e personalità prendevano corpo tra gli stenti”.